venerdì 3 ottobre 2014

La città di Smeraldo

ci sono volte in cui la realtà ci stupisce, si rivela per quello che è e noi rimaniamo lì attoniti, pensando "ovvio!"

Questo posto, certo, com’è brilla poco, è coperto da una coltre di fango che lo nasconde, ma a tratti la sua vera natura viene fuori, come un guizzo di vita.

E allora pensiamo che anche per questo Paese ci può essere una Città di Smeraldo, un luogo di coscienza, di consapevolezza, di rigenerazione, di sopravvivenza, di rinascita.

È da qui che partiamo, dal viaggio per ritrovarne l’essenza, la vera natura. Oltre la coltre di fango.

E come Doroty, in cerca della strada per tornare a casa, scopre di avere già lei stessa lo strumento per tornare a casa, anche noi dobbiamo avere consapevolezza di possedere lo strumento per “ritrovarci”.

Questo strumento altro non è che la consapevolezza di sé di quello che siamo stati, delle nostre radici, dei nostri valori.

L’obiettivo è quindi quello di conoscere, riscoprendolo, il nostro passato, la nostra storia.

E attraverso la rielaborazione delle esperienze trovare “la forza di andare avanti superando le paure dei propri limiti e di rafforzare il centro del cuore per donare abbondanza, crescita spirituale, pace, armonia, amore, pazienza, fedeltà ed onestà”
(significato dello smeraldo http://www.magozine.it/simbolismo-de-il-mago-di-oz).

Il mondo in cui viviamo ha due caratteristiche: considerare il web l’unica fonte del sapere e, conseguentemente, non metabolizzare le notizie a causa della velocità con cui ci vengono proposte.

Ora questa cosa, che implicherebbe almeno la messa in discussione delle fonti sia sotto il profilo dell’attendibilità che della completezza, ha portato alla “cancellazione della storia”, all’“appiattimento del tempo”.
Ha portato a racconti uniformi, vuoti, privi di connessioni e di sentimenti.

In una parola “dati”.

Dati e non storia.

“La storia di chi siamo comincia da prima di noi. E nessun algoritmo generico può riprodurre oggi l’algoritmo interiore, che come individui, come comunità, trasforma gli stimoli esterni in pensieri e reazioni, singole e collettive. Tanto più quando quegli stimoli esterni non sono decifrabili. Tanto più quando la storia da cui veniamo resta fuori, lontana, altra, neppure presa in considerazione.
Eppure conta, eccome, da dove veniamo. Conta eccome la storia della terra che abbiamo abitato. Pesa sul nostro modo di interpretare i fatti, le immagini, gli accadimenti.
Pesa sul nostro modo di decidere
(http://dopolapioggia.wordpress.com/2013/04/03/google-facebook-e-il-valore-nullo-dei-dati-senza-storia/)

Da qui la necessità di farci raccoglitori, trascrittori di racconti, vicende, personaggi, di immagini, emozioni, colori, di tradizioni, usanze, cibi. Insomma metterci alla ricerca di tutto quello che di originario c’è.
riflessioni verdi su
foto di Gianni Labate
Il meraviglioso mondo di Oz
Un articolo si Sara R

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