giovedì 20 agosto 2015

Calliurghia, fare con arte.

Calliurghia è un'associazione ma è anche una "manifestazione artistica itinerante che si prefigge lo scopo di promuovere l’arte, in tutte le sue forme, all’interno dei borghi dell’Area Grecanica".
Gli amici di Calliurghia mi hanno invitato a conclusione della mostra, giunta al quarto anno,  a esporre le mie considerazioni da un punto di vista esterno.
E quindi, emozionata e grata per tanta considerazione, ecco quelle che sono state le mie riflessioni.
Ho parlato di Arte senza essere un'esperta, portando il punto di vista di una che ha o meglio che cerca di fare esperienza di arte al solo scopo di elevare lo spirito.
Credo, come sostiene il paesologo Franco Arminio, che siano necessari due sguardi per osservare e comprendere il nostro Sud, uno sguardo interno e uno esterno. 
E questo è il mio approccio, intimità e distanza.
Per parlare di un paese, di un luogo bisogna indubbiamente starci dentro, viverlo, avere l'"infiammazione della residenza", ma allo stesso tempo è necessario anche sentirsi estranei. 
Appunto, avere uno sguardo interno e uno esterno, perché abitare un luogo con intimità e distanza consente di leggere la realtà per quello che è.
Osservare quello che accade ed elaborarlo, andando oltre l'assuefazione quotidiana delle dinamiche locali e dell'accettazione del brutto inevitabile o ancora oltre la statica e inerte contemplazione delle bellezze paesaggistiche.
Questa duplicità di osservazione consente di percepire la realtà liberi da chiusure localistiche. 
Ma se chi "vive fuori" è facilitato in questo approccio, questa duplicità di sentire ritengo sia ancor più necessaria per chi li vive questi luoghi e per chi li amministra. 
Consente ad esempio di vedere che oggi la cultura e l'arte in particolare, sono finite ai margini. La loro portata esperienziale è stata ridotta allo svago, alla divagazione. In pratica marketing.
La cultura è diventata intrattenimento, perdendo così la sua istanza etico-estetica protesa verso il miglioramento incessante di se stessi e quindi della società.
Il nesso tra territorio e cultura, territorio e arte è un nesso vitale. Ma perché tale nesso sia efficace è necessario che l’aspirazione individuale diventi aspirazione condivisa. 
Solo così l'arte può mettere in movimento dei veri processi sociali, processi di elevazione e di coesione delle comunità. Di valorizzazione del territorio.
E quello che ho percepito visitando questa mostra per il secondo anno consecutivo è la cura, l'attenzione, la devozione che i promotori hanno per l'arte. Una devozione dimostrata dal coinvolgimento dei bambini nel tentativo di recuperare il valore educativo dell'arte.
Un valore educativo che non è solo estetico ma che mira attraverso l'arte a recuperare anche quel senso di cittadinanza che oggi si è perso nell'annichilimento dei diritti e nell'accettazione, come inevitabile male minore, di una cittadinanza di serie B.
Il progetto Calliurghia, l'idea di unire bambini, artisti e cittadini ha questo alto scopo di educare la "comunità". Costruire una comunità che attraverso il fare con arte si evolve migliorandosi.
L’esperienza dell'arte, come sostiene Perniola, è un’istanza etico-estetica tesa al miglioramento incessante di se stessi, che attribuisce la massima importanza non a ciò che uno è ma a quello che uno vorrebbe e dovrebbe essere.
E chi meglio dei bambini può sentire il fare arte come realizzazione del sé migliore?
I bambini, privi delle soffocanti costruzioni sociali, riescono a proiettare se stessi nell'opera artistica e a diventare essi stessi creatori, dando libero sfogo alla loro creatività, al loro estro, alla loro espressività.
La funzione civile dell’arte è quindi la prima scommessa sulla quale insistere: è lì che si approfondisce la consapevolezza di cosa sia la cultura di un territorio e quindi il territorio stesso, premessa indispensabile per elaborarne visioni innovative e per entrare in una dimensione di appartenenza ritrovata.
La salvezza dei territori, ritengo, non è il profitto, ma l'arte, intesa come quello che di più sacro c'è nelle nostre terre, l'antica bellezza, l'essenza stessa del nostro essere da proteggere e custodire.
C'è una frase che ritengo definisca più di mille parole il fare arte: "se la preghiera non sale, la tecnica vacilla" e cioè. è la sacralità del fare, intesa come esaltazione dell'animo, che rende Arte un prodotto.
In questo senso, la missione di Calliurghia può e deve essere condivisa e apprezzata; attraverso l'esperienza dell'arte si contagiano le persone, perché il fine ultimo non è realizzare un opera ma realizzarla con arte e permeare di questo modo di "fare con arte" tutte le azioni del vivere quotidiano.
Dopo la chiusura di questa mostra, di questa esperienza ci sarà solo da rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare, dando fiducia alla terra in cui si vive e ai suoi abitanti.
Uno dei mali del sud credo sia proprio l'incapacità di ammirare i luoghi e le persone e di dar loro fiducia e l'andare controcorrente come ha fatto Calliurghia è ammirevole.
Spero solo che le amministrazioni locali incoraggino e sostengano progettualità di questo tipo affinché non si risolvano in mero esercizio di stile, che si perde nel nulla.
E perché questo non accada c'è bisogno si amministratori coraggiosi, illuminati, cosa rara oggi non solo a queste latitudini. La politica stessa, in questo momento di ripensamento, deve ritrovare la sacralità della sua stessa essenza. Credo sia importante che le scelte che coinvolgono i cittadini debbano essere fatte "con arte",  la politica non può prescindere dall'arte come l'economia non può prescindere dalla cultura. Solo per questa via il sud si può affrancare dall'idea, oramai ancestrale, che il buono è altrove; dare valore a quello che si fa, facendo con arte.

Due parole ancora sull'arte iconografica, arte antica che si sta perdendo.
Sempre da esterna, ovviamente.
Nelle opere iconografiche contano la spiritualità e la tecnica dell'artista. E quello che accade all'iconografia è emblematico di quello che accade all'arte oggi. 
Immagini che scorrono e sulle quali non ci si ferma più.
Nella società attuale si fatica ad apprezzare l'opera iconografica a favore "carino", del "fatto in casa". È l'abitudine all'arte che manca, l'educazione al Bello, per usare una frase oramai abituale, ma ancor di più manca la percezione del valore. 
Gli hobby diventano arte e l'Arte ancora una volta viene oscurata.

Nessun commento:

Posta un commento