martedì 17 novembre 2015

Escher, il libero pensiero e Pentedattilo

M. C. Escher, Giorno e Notte, 1938, xilografia
Il libero pensiero: l'identità dell'origine, la diversità della conclusione, fino all'estremo suo opposto. E ancora, il suo stravolgimento.
E' questo quello a cui penso guardando quest'opera.
Possiamo affermare tutto e il contrario di tutto.
Questo è il valore.
Ma forse ancora più grande è l'accettazione del pensiero altrui, di un pensiero diverso.

Escher, prima di descrivere il suo mondo interiore, ha immortalato luoghi della Calabria, oltre che dell'Italia, che lo affascinavano particolarmente. Tra questi Pentedattilo, antico borgo dell'area grecanica (Melito P.S. provincia di Reggio Calabria).
Il nome deriva dal greco penta e daktylos, cinque dita. 
Posto affascinante e misterioso.

Così lo descriveva Edward Lear:
"all'apparire di Pentedattilo è perfettamente magico, e ripaga qualunque sacrificio fatto per raggiungerlo.
Selvagge sommità di pietra spuntano nell'aria, aride e chiaramente definite in forma (come dice il nome) di una mano gigantesca contro il cielo, le case di Pentedattilo sono incuneate all'interno delle spaccature e dei crepacci di questa piramide spaventosamente selvaggia, mentre tenebre e terrore covano sopra l’abisso attorno alla più strana abitazione umana."

M. C. Escher,  Pentedattilo, Calabria, 1930


Le foto sono state concesse dagli amici Debora a Piccolo e Michele Zirillo

domenica 15 novembre 2015

#PrayforWorld

"se la pace non e’ dentro di noi non sara’ mai da nessuna parte".

Ecco io preferisco ricorrere a Tiziano Terzani, alle sue parole profondamente consapevoli.
Qualcuno lo ha definito un "invasato", io non lo credo. Ma anche se così fosse, meglio un invasato pacifista che guerrafondaio (di questi il mondo ne ha conosciuto e ne conosce troppi!).

"Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perche’ io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolvera’ uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali.
...
Perche’ non rivediamo la nostra dipendenza economica dal petrolio? Perche’ non studiamo davvero, come avremmo potuto gia’ fare da una ventina d’anni, tutte le possibili fonti alternative di energia?
...
Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passera’ anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace."

Il testo completo lo trovate qui
Consiglio la lettura anche solo per stimolare il proprio senso critico.

giovedì 12 novembre 2015

Indignatamente #senzaprovince

Amo il mio lavoro, profondamente.
Sono perfettamente consapevole del ruolo della Pubblica Amministrazione, delle finalità del “mio” Ente prima della Legge Delrio e (purtroppo) di quello attuale.
Ho scelto di restare in quella che ritengo “la mia casa lavorativa” che rispetto profondamente.
Per questo motivo mi indigno oltremodo davanti a quei gesti, fatti, azioni eseguiti da pubblici dipendenti che delegittimano la PA e tutto il sistema.
Non posso fare a meno di vergognarmi per loro e di dichiarare il forte disprezzo che provo.
Vili e goffi ometti. Incapaci. Servi.

Basta coi consigli degli “amici”
i deterrenti avvisi dei mafiosi
i favori interessati
e gli scambi delle cortesie.
Basta coi Ponzi Pilati
che a vicenda si lavano le mani
per uscirne più puliti che si possa
mentre scavano la fossa
dove insabbiar le prove
e i testimoni
prima dell’inutile irruzione
della polizia
prima che il diluvio ci travolga
tutti, e ci porti via
Marco Onofrio, Emporium. Poemetto di civile indignazione, Roma, EdiLet, 2008

martedì 10 novembre 2015

#senzaprovince , ovvero dell'interpretazione creativa

...
"E chi lo dice?"
"La legge!"
"Boh"
Ma insomma, la legge deve essere il binario del tuo lavoro altrimenti, se volevi usare la fantasia, andavi a fare il pittore!

Così più in generale accade che:
1) si ignora bellamente la legge o meglio, la si interpreta creativamente,
2) successivamente si cambiano le carte nel tentativo di ripristinare una legalità mai sentita,
3) si mantengono i privilegi accordati in base all'interpretazione creativa.

In un paese normale ripristini la legalità o perseguiti nell'errore difendendolo

COERENZA questa sconosciuta...

Per questo, dedico ai miei colleghi, con cui condivido questa misera lottizzazione, la bellissima poesia di Fernando Pessoa

Di tutto restano tre cose:
la certezza
che stiamo sempre iniziando,
la certezza
che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza
che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione,
un nuovo cammino,
della caduta,
un passo di danza,
della paura,
una scala,
del sogno,
un ponte,
del bisogno,
un incontro.



venerdì 11 settembre 2015

Guernica


Gerarca nazista: "ha fatto lei questo orrore?"
Picasso: "No, è opera vostra."

Guernica è oggi.

Sconvolge l'attualità di quest'opera, il dolore, la disperazione generati dall'uomo.
La perdita di umanità, la supremazia della violenza sono gli stessi che, come allora, hanno portato all'odio sociale, all'accettazione dell'annullamento dei diritti in cambio di piccoli e miseri privilegi.
La disperazione urlata della madre è la disperazione di tutte le madri, una pietà che attraversa i secoli.


Troppo spesso dimentichiamo chi siamo stati.
Smarriamo la rotta.
L'inumanità ci sta annullando

ps: la foto della Pietà e di Robert Hupka, dal sito http://michelangelobuonarrotietornato.com/

giovedì 20 agosto 2015

Calliurghia, fare con arte.

Calliurghia è un'associazione ma è anche una "manifestazione artistica itinerante che si prefigge lo scopo di promuovere l’arte, in tutte le sue forme, all’interno dei borghi dell’Area Grecanica".
Gli amici di Calliurghia mi hanno invitato a conclusione della mostra, giunta al quarto anno,  a esporre le mie considerazioni da un punto di vista esterno.
E quindi, emozionata e grata per tanta considerazione, ecco quelle che sono state le mie riflessioni.
Ho parlato di Arte senza essere un'esperta, portando il punto di vista di una che ha o meglio che cerca di fare esperienza di arte al solo scopo di elevare lo spirito.
Credo, come sostiene il paesologo Franco Arminio, che siano necessari due sguardi per osservare e comprendere il nostro Sud, uno sguardo interno e uno esterno. 
E questo è il mio approccio, intimità e distanza.

martedì 28 luglio 2015

Senza Stato

Tanto è stata postata che è diventata vera la storiella delle tasse come la brioscina del bambino mangiata dallo Stato.
E dunque, mentre prima le "famigerate" tasse servivano a restituire ai cittadini sanità cultura servizi pubblici, ora siamo #‎SenzaServiziPubblici #‎SenzaSanita #‎SenzaCultura #‎SenzaStato #‎SenzaProvince (e fra poco anche #‎SenzaComuni) #‎SenzaCittadinanza #‎SoloTasse
Ed è così che la legge del web divenne Legge dello Stato (mi ostino ancora a scriverlo con la maiuscola!).
E vissero tutti infelici e tassati.
Auguri

per i lettori, così per riflettere un brano da 
Le catene della schiavitù  di Jean-Paul Marat
Importa che ci siano nello Stato degli uomini che tengano senza sosta gli occhi aperti sul gabinetto, che seguano le brighe del governo, che svelino i suoi progetti ambiziosi, che suonino gli allarmi agli approcci della tempesta, che risveglino la nazione dalla sua letargia, che le scoprano l’abisso che si scava sotto i suoi passi, e s’appressino a notare colui sul quale deve cadere l’indignazione pubblica. Così la più grande disgrazia che possa arrivare a uno stato libero, dove il principe è potente e intraprendente, è che non ci siano né discussione pubblica, né effervescenza, né partiti. Tutto è perduto quando il popolo diventa di sangue freddo, e quando, senza inquietarsi per la conservazione dei suoi diritti, non prende più parte agli affari: mentre si vede la libertà uscire senza sosta dai fuochi della sedizione.


giovedì 9 luglio 2015

il nuovo colosso

Tenetevi i vostri antichi Paesi con la vostra Storia fastosa.

Datemi le vostre masse 

stanche, povere, oppresse, desiderose di respirare libere,

miserabili rifiuti dei vostri lidi affollati.

Mandateli a me i diseredati, gli infelici, i disperati.

Io alzo la mia lampada accanto alla porta dorata.

Emma Lazarus, The New Colossus 1883

Non è un caso se sulla porta di accesso agli Stati Uniti ci sia questo sonetto di Emma Lazarus.
Gli USA sono uno stato, un popolo, sono una identità.
Noi invece rimarremo per sempre arroccati alle "nostre storie" fauste e infauste.
Non ci sentiamo popolo neppure dentro alle nostre rassicuranti Nazioni, mai troppo maturi per cogliere l'opportunità dell'unità, dell'accoglienza, sempre troppo saccenti per approfondire le nostre conoscenze e metterci in discussione.

lunedì 29 giugno 2015

Legàmi

Un pezzo, un po' visionario, scritto per te che, quando ero bambina, a tavola mi insegnavi il calcolo rapido e la tavola degli elementi, per te che mi spiegavi i grandi sistemi, per te che hai portato l'istruzione in una intera Regione, per te che sei stato dimenticato troppo in fretta in un posto abituato a osannare tutto e il suo contrario senza dare valore a niente